comincia
così...
«Marco,
Marco, è ora di alzarsi!».
La
voce squillante di zia Flora interruppe il bellissimo sogno. Era un sogno
ricorrente: la mamma che non aveva mai conosciuto, lo chiamava sullo sfondo di
un paesaggio insolito, una verde prateria ignota al ragazzo cresciuto fra le
acque dei canali di Venezia. Fu svegliato proprio quando stava per spiccare la
corsa verso quella figura illuminata dal sole, le braccia spalancate, il dolce
sorriso.
Gli
ci volle un po' a destarsi del tutto: cosa aveva da gridare la zia? Si ricordò
allora che era il 31 gennaio, il giorno in cui tutti i ragazzi della città
sfilavano in processione con in mano una croce d’argento o una bandierina. La
cerimonia ricordava l’impresa di due mercanti veneziani che qualche secolo
prima erano riusciti a riportare
dall’Egitto, nascondendole in una cesta, le spoglie di San Marco. Zia Flora
ricomparve a controllare che il nipote si fosse alzato, portando come un
vessillo il vestito nuovo da indossare per l’occasione.
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«Sbrigati,
è già tardi!».
Marco se la prese con calma; sapeva che la zia aveva sempre paura di
non arrivare in tempo; così il più delle volte dovevano aspettare
per ore l'inizio dei vari festeggiamenti che a Venezia non mancavano
mai.
Indossò
una corta tunica e le lunghe calze per ripararsi le gambe dal freddo
umido di quella giornata invernale. Scoprì con soddisfazione che il
corpetto nuovo era ben imbottito di piume e lo strinse alla vita con
una cintura di cuoio. Era un bel ragazzo alto slanciato, con una
capigliatura folta e ricciuta e due vivaci occhi neri.
Quando
fu pronto andò in cucina dove la vecchia nutrice Bortola gli dette
un'occhiata critica per sincerarsi che fosse vestito di tutto punto
per la cerimonia e gli scodellò una zuppa calda raccomandandogli di
non sporcarsi il corpetto. |
La
zia si affacciò alla porta con impazienza. Indossava l'abito delle feste e da
quanto era carica di gioielli sembrava la Madonna Nicopeia venerata a San Marco.
Aveva fatto da mamma a Marco fin dal momento della sua nascita perché la moglie
di suo fratello Niccolò era morta nel darlo alla luce.
Quel
povero putelin, si rammaricava Flora,
non aveva accanto nemmeno il padre. Per quella mania di girare il mondo intero
vendendo e comprando di tutto, se n’era andato da Venezia senza neanche sapere
che aspettava un figlio! Erano passati ormai molti anni da quando i due fratelli
Polo, Niccolò e Matteo si erano imbarcati alla volta di Costantinopoli carichi
di merci da scambiare con il lontano oriente, lasciando la cura della famiglia
alle donne di casa. Da allora non se ne era saputo più nulla.
«Insomma,
sei pronto?»
chiese impaziente la zia. «Andate
per conto vostro zia Flora,»
rispose il nipote inghiottendo l'ultima cucchiaiata di zuppa «tanto
voi prendete la gondola e io faccio la strada a piedi».
«Guarda
di sbrigarti però! E ricordati il crocifisso»
gli ingiunse la matrona e subito si mise alla ricerca del marito gridando: «Domenico,
Domenico dove sei? È pronta la gondola?»
Non appena Marco senti richiudersi con un tonfo il portone che si affacciava sul
canale, butto un bacio a Bortola e uscì dalla parte della piazzetta dominata
dall'abitazione dei Polo.
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