argomento
Nel maggio del 1940 un
battello fluviale bulgaro, il "Pentcho", partì da Bratislava
con a bordo un gruppo di ebrei di varie nazionalità, diretto in Palestina.
I cinquecento profughi, navigando lungo il Danubio, dopo mille peripezie
raggiunsero il Mar Nero. Proseguirono poi fino al Mar Egeo, ma naufragarono e si
salvarono a stento su un'isola deserta.
Questo libro si ispira alla vicenda storica del "Pentcho",
vista con gli occhi di un gruppo di ragazzi che presero parte a quello
straordinario avventuroso viaggio.
dalla quarta di
copertina
Maggio
1940. E' notte quando il Pentcho,
vecchia carretta dei fiumi, salpa da Bratislava diretto in Palestina. A bordo,
un gruppo di ebrei in fuga dalla furia nazista. Inizia così la tumultuosa
avventura di sette ragazzi, uniti «per la vita e per la morte» in un viaggio
con il cuore in gola, denso di pericoli, imprevisti, paure, ma anche giochi,
nuotate, nuovi amori. Legati da una luminosa amicizia, i «Pentchini» non si
perderanno mai d'animo e porteranno in salvo la loro voglia di vivere.
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comincia
così...
Sara
si arrampicò per la centesima volta sul letto di Josef
- Dormi?
- Come faccio a dormire se mi svegli continuamente?
- Sei sicuro che non sia l'ora?
- Te l'ho detto mille volte: viene la mamma a chiamarci.
Si voltò verso la parete fingendo di riaddormentarsi, ma ormai anche lui, da
tempo, fissava il riquadro spoglio della finestra, cercando di carpire la prima
luce dell'alba.
La stanza non sembrava più la stessa, priva dei disegni appesi alle pareti, dei
libri, dei giocattoli. I vetri però gli piacevano di più così nudi, senza le
tendine.
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Finalmente
era smesso di piovere. Ora Josef poteva scorgere nitidamente in alto
il profilo dell'antico castello e sopra un firmamento punteggiato di
stelle luminosissime, come appaiono a volte nelle notti di maggio a
far compagnia alle lucciole.
Si cominciavano a sentire cauti rumori provenienti dalla cucina e
dalla camera di Judith, la sorella più grande. In tutta la casa si
era sparso l'odore dei biscotti alla cannella che la mamma stava
preparando per il lungo, misterioso viaggio.
Josef si sforzò di tenere gli occhi aperti, ma il sonno lo vinse.
Gli parve passato appena un attimo, quando la mamma gridò dalla
porta: - Sveglia, ragazzi, è l'ora! Vestitevi, intanto preparo la
colazione.
Helene faceva di tutto per far sembrare quello un giorno come un
altro, ma la preoccupazione per ciò che stava affrontando con
Martin e con i figli la riempiva di ansia. Da appena due anni
avevano lasciato Vienna per approdare in Cecoslovacchía, e ora
l'ombra minacciosa di Hitler li spingeva a fuggire di nuovo.
Le valigie erano preparate in cima alle scale, le stanze
scrupolosamente pulite, le chiavi dell'appartamento infilate nella
serratura, pronte per essere consegnate al padrone di casa.
Seduti intorno alla grande tavola di cucina per l'ultima volta,
fecero colazione in silenzio. |
Il
riquadro della finestra mostrava ora un cielo grigio e lacrimoso; sembrava
che le nuvole fossero scese fino a toccare i tetti delle case, coprendo con
una coltre di cenere l'immagine del castello. Dove erano finite le stelle
luminose che brillavano vivide poche ore prima? Josef ricordò uno dei tanti
proverbi della nonna tedesca: Sereno rifatto di notte, vale quanto tre pere cotte.
-
Coraggio, andiamo, - mormorò Martin. Un colpo di tosse nascose la sua
commozione. Senza parlare ciascuno prese il suo zaino, le borse, la valigia,
la sacca con i documenti e gli oggetti preziosi, il cesto con pane, biscotti
e poche altre provviste.
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