argomento
Su Marilyn Monroe sono
stati versati fiumi d’inchiostro. Eppure anche leggendo tutto il possibile
sulla sua vita straordinaria e infelice che sembra incarnare perfettamente la
fiaba del brutto anatroccolo, rimangono sempre zone d’ombra, segreti che non
ci saranno svelati mai.
Forse i lettori più giovani, che non hanno vissuto direttamente il suo mito e
che vivono le fragilità e le speranze dell’adolescenza, sono quelli che
possono penetrare meglio nella sua tormentata vicenda e capirla di più. Molta
parte di questo libro scritto per loro, si
sofferma infatti sul primo periodo della sua vita, quando ancora si chiamava
Norma Jane. La sua esistenza allora era simile a quella di molti bambini privi
di punti di riferimento, affidati a famiglie estranee o a istituzioni pubbliche.
Tuttavia da quella situazione così sfavorita
“Norma Jane lo stecchino”, spinta da una caparbia volontà di
sopravvivenza, è riuscita ad emergere fra migliaia di coetanee fino a divenire
un mito. Il successo, come sappiamo, non ha colmato il suo disperato bisogno
d’amore, ma l’arrivare a raggiungerlo malgrado
tutto è stato una lezione di vita.
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MARILYN
MONROE
Illustrazioni di
Grazia Nidasio Collana "Sirene"
Pagg.
128 Data di pubblicazione:
ottobre 2008
Edizioni
EL
Prezzo Euro
15,00
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dalla quarta di
copertina
Marilyn
Monroe tenera e sensuale, candida e oscura. Marilyn, che scala le vette
dell'olimpo hollywoodiano e precipita in notti di incubi e pastiglie, che
desidera più di tutto essere amata ma riesce solo ad essere desiderata. Marilyn
figlia di un'America povera e piena di sogni, icona immortale della fragilità e
della bellezza.
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comincia
così...
Comincia lentamente a oscurarsi il cielo, mentre il sole tramonta fra le
palme di Los Angeles. Norma Jeane ha già trascinato il suo mercatino sul bordo
del marciapiede, dove allinea con cura le bottiglie vuote di whisky. Davanti
appoggia i pacchetti colorati delle sigarette gettati via dalla gente di casa.
La strada di periferia è molto lontana dal Sunset Boulevard, ancora incendiato
dagli ultimi bagliori del tramonto. Passano le rare automobili accendendo i
fari, rallentano per curvare e la bambina si sporge gridando: - Whisky...
sigarette... Vuole una bottiglia di whisky, signore? Qualche macchina fila via
veloce, qualche altra frena, un finestrino si apre e una testa si sporge. - Che
roba! - mormora l'autista, non si capisce se per lo spettacolo offerto dalla
strana bottega di quella bambina infagottata in un abituccio da pochi soldi o
per la delusione che le bottiglie e i pacchetti siano vuoti.
Quando poi si fa buio del tutto, la bambina raccatta la sua collezione e la
rimette in una sporta che strascica per terra. Torna lentamente verso casa, dove
nessuno la sta aspettando. In quel viavai di gente rumorosa, sempre mezza
sbronza da quando l’alcol è merce facilmente accessibile, nessuno
le chiederà: «Norma Jeane, dove sei stata finora?».
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Come
era diversa la casa dei Bolender dove abitava prima, una casa severa
in cui si pregava per ogni occasione! Con loro ha trascorso i primi
anni di vita insieme ad altri tre o quattro bambini. Norma Jeane
credeva che fossero i suoi fratelli ma ha saputo dopo che i
Bolender, come tante altre famiglie americane, tenevano in
affidamento bambini per un compenso di cinque dollari alla
settimana.
E ancora angosciosamente vivo il ricordo della sera in cui ha
saputo: avrà avuto cinque o sei anni, Ida Bolender le stava facendo
il bagno e con la spugna intrisa di acqua tiepida le strofinava le
ginocchia sporgenti, sempre un po' sbucciate. All'improvviso lei,
spinta da un impeto di affetto, aveva buttato le braccia insaponate
intorno al collo della donna e le aveva schioccato un bacio sul viso
arrossato e stanco, dicendo: - Mamma! |
-Non sono la tua mamma. E
neanche Wayne è il tuo papà, - aveva risposto Ida, raddrizzandosi. - Sei ormai
grande, lo devi sapere. Norma Jeane aveva cominciato a tremare.
-La tua mamma è la signora
che viene a trovarti qualche volta il sabato, -continuava intanto Ida,
strofinandola vigorosamente, dopo averla avvolta nell'asciugamano.
-E il mio papà chi è? -
aveva chiesto la bambina con un filo di voce, ma l'altra non aveva risposto.
Non era riuscita a prendere sonno. Dunque la sua
mamma era quella signora dai capelli rossi che non sorrideva mai? Dopo la
sconvolgente notizia, aveva cercato di saperne di più orecchiando i discorsi
dei grandi. In casa l'aveva sentita chiamare Gladys Monroe e aveva capito che
apparteneva a quel genere di persone che vivono nel peccato, per cui tutta la
famiglia pregava ogni sera.
-Ha già avuto due mariti, -
aveva bisbigliato Ida a un'altra parrocchiana, - e nessuno di loro è il padre
di Norma Jeane!
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