argomento
Si, io sono è
una collana di racconti storici sui grandi protagonisti dell'arte, della
scienza, della letteratura quando ancora "grandi" non erano.
Ogni volume è un appassionante "viaggio nel tempo" per scoprire,
attraverso gli occhi di Michelangelo, Freud, Leonardo... com'era vivere nella
loro epoca per poi trovarsi coinvolti in avventure mozzafiato, tra inseguimenti,
intrighi e misteri sempre nuovi da risolvere.
dalla quarta di
copertina
LA PRIMA INDAGINE
DELLA PIÙ GRANDE SCRITTRICE DI GIALLI DI TUTTI I TEMPI
Torquay, Inghilterra del Sud, 1900.
Agatha ha 10 anni, due vispi occhi celesti e quattro amiche immaginarie. Tìmida e solitaria, ha un debole per le avventure di Sherlock Holmes e sogna di diventare investigatrice. Una sera, ascoltando di nascosto una conversazione tra i genitori, scopre il passato inconfessabile del giardiniere Thomas, un giovane con cui ha stretto un sincero rapporto di amicizia.
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Agatha non può credere alle sue orecchie: un ragazzo che cura le piante e gli animali con tanto amore non può essere un delinquente!
Quando alcuni giorni dopo un evento drammatico scuote la tranquilla cittadina, l'istinto le dice che dietro quel caso apparentemente già risolto si cela un mistero...
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comincia
così...
I GATTINI E LE RAGAZZE
«Pussy, non te ne devi andare a zonzo da sola» diceva seria Agatha accoccolata in un angolo del giardino. «E tu Blakie, sei troppo prepotente con i tuoi fratelli! Su, ora venite con me in cucina a prendere un po' di latte».
Si alzò e fece per avviarsi verso il retro della casa, voltandosi per controllare se i Gattini (così chiamava i suoi amici) la stavano seguendo.
Era una bella ragazzina bionda dai grandi occhi azzurri, vestita semplicemente, secondo la moda di fine Ottocento, ma senza i fronzoli in uso fra i rampolli dell'alta società inglese.
Fräulein Gertrud, che arrivava frettolosa in quel momento, si fermò interdetta ad ascoltare
quell'assurdo colloquio.
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Infatti, accanto ad Agatha non c'era alcun gatto, lei stava parlando a delle creature immaginarie e questa, secondo il proverbiale buonsenso svizzero, era una cosa alquanto preoccupante. La raggiunse prima che svoltasse l'angolo e le disse col suo aspro accento gutturale: «E ora di pranzo, vai subito a lavarti le mani e corri a tavola. Lascia perdere i tuoi... quelle cose che non ci sono!».
Agatha arrossì violentemente e abbassò gli occhi. Dunque qualcuno era entrato nel suo mondo segreto popolato da amici immaginari e proprio lei era stata così stupida da farlo scoprire parlando ad alta voce.
Salì lentamente la scalinata su cui si apriva la grande porta a vetri della villa affacciata sul mare ed entrò in casa guardandosi intorno furtiva. |
"I Gattini sono solo miei" pensò, e rivolgendosi indietro bisbigliò, anche se non avvertiva più alle sue spalle il fruscio lieve di zampette: «Da ora in poi comunicheremo fra noi sottovoce. Nessuno potrà sentire quello che ci diciamo».
Dal momento in cui l'istitutrice l'aveva sorpresa a parlare con i Gattini, gli amici a quattro zampe non erano più comparsi.
Per qualche giorno Agatha tentò ripetutamente di rievocarli, recandosi all'ombra del grande faggio, chiamandoli ad uno ad uno e stando bene attenta che nessuno la sentisse. Pensò anche che la colpa fosse del suo buffo terrier dal nome pomposo di George Washington, detto più semplicemente
G.W., che era arrivato abbaiando e scodinzolando;
ma anche quando il piccolo cane si allontanò per correre nel prato, i suoi micini non riapparvero. Con dolore dovette accettare che
Pussy, Blackie e tutto il resto della cucciolata, avevano preso ormai altre strade e non sarebbero tornati mai più.
"Almeno il mio pony Cuore non può sparire perché è di carne e ossa!" pensò per consolarsi. "Anzi, ora vado a cercare Thomas per fare una cavalcata".
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